In tempi di fantomatiche agende digitali che si arrampicano sugli specchi di un Paese troppo occupato a definire chi deve fare cosa piuttosto che farlo e basta, la proposta di legge per il wifi gratuito in tutti i luoghi pubblici italiani è una sorta di oasi nel deserto. Tutti la vogliono, alcuni dicono di averla vista, molti non ci fanno caso, la maggior parte non ci crede. (fonte: www.pionero.it)
Come stanno realmente le cose? Ricapitoliamo: in Italia il wifi gratuito è una sorta di mito, cosa che poi in tanti altri Paesi d’Europa e negli Usa sarebbe spesso ovvia e naturale. Per wifi gratuito nei luoghi pubblici si intende libera connessione Internet in: esercizi commerciali, scuole, aeroporti, taxi, e in linea di massima in qualsiasi luogo al di fuori delle mura domestiche.
Tutto sulla proposta di legge
In Italia succederà mai? Chissà: l’ultimissima riguarda infatti una proposta di legge avanzata da Sergio Boccadutri (PD) e co-firmata da Enza Bruno Bossio, Ernesto Carbone, Alberto Losacco, Gennaro Migliore e sottoscritto da altri 106 parlamentari. La proposta “Disposizioni per la diffusione dell’acceso alla rete internet mediante connessione senza fili” (A.C. 2528 – XVII Legislatura) recita infatti in una bozza del primo comma dell’articolo 1:
Entro sei mesi dall’entrata in vigore della presente legge, al fine di facilitare l’accesso alla rete internet, tutti gli esercizi commerciali, le associazioni culturali aperte al pubblico, i taxi, gli esercenti attività di noleggio con conducente, i bus privati, i treni e gli aerei registrati in Italia hanno l’obbligo di dotarsi di collegamento alla rete internet e renderla disponibile tramite tecnologia wireless basata sulle specifiche dello standard IEEE 802.11 (wifi), consentendo l’accesso a tutti a titolo gratuito e senza necessità di utilizzare credenziali di accesso e password.
wifizone
Vista così, da sola varrebbe molto di più dell’Agenda Digitale che non è mai decollata. Prima di cantare vittoria, però, aspettiamo un attimo, ricordando che per quanto riguarda gli esercizi commerciali, la proposta è da intendersi valida solo per quelli con superficie superiore ai 100mq ed almeno due dipendenti.
Ammesso e non concesso che la legge si faccia e che resti, nel testo, proprio com’è stata proposta in via originaria con tanto di multa per chi non osservasse i suoi principi (“in caso di inottemperanza agli obblighi di cui dal presente articolo, i comuni provvedono a punire i soggetti inadempienti con una multa sino a euro 5.000, con l’esclusione degli esercenti l’attività di trasporto di persone“), wifi gratuito significa poco se la qualità della connessione è modello ‘galleria’.
Oggi come oggi 8 cittadini su 10 sono in possesso di uno smartphone con connessione mobile proprietaria: se il wifi gratuito va ‘agli zero all’ora’ a nessuno verrà in mente di collegarsi (è già successo). In più, francamente, wifi gratuito cosa significa? Che alzeranno qualche altra tassa per farcelo pagare? Mica si paga da solo…
Torniamo alla proposta di legge. La sorveglianza sul rispetto del wifi gratuito sarebbe lasciata ai comuni e all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che agirebbe anche sulla base delle segnalazioni provenienti dai privati cittadini, con la possibilità d’irrogare direttamente sanzioni nei confronti degli esercenti.
Nelle intenzioni del deputato del PD, parte rilevante nel progetto dovrebbe averla anche il Governo, chiamato a contribuire alla diffusione di router e linee wireless libere. Nel dettaglio, il Ministero dello sviluppo economico dovrebbe racimolare un doppio fondo: il primo, da 1 milione di euro all’anno per 2017, 2018 e 2019, per “il sostegno alla diffusione di router e di modem wireless basati sulle specifiche dello standard IEEE 802.11“, mentre il secondo da 2 milioni di euro per “il sostegno all’installazione nei mezzi di trasporto pubblico di proprietà, anche tramite partecipazioni, di Comuni e Regioni, del collegamento alla rete internet“.
La situazione attuale
Il wifi nelle grandi città non è gratuito, non lo si trova ovunque, e non è necessariamente illimitato e senza credenziali di accesso. Se singoli esercizi commerciali la vogliono implementare gratuitamente per i loro clienti ne hanno la facoltà, ma non è un obbligo come la proposta di legge italiana vorrebbe imporre. Può inoltre capitare di averla gratuita solo per navigazioni brevi, nell’ordine della mezz’ora, o di dover comunque effettuare una forma di login e di identificazione, per quanto gratuito possa essere poi l’accesso al servizio.
(fonte: www.pionero.it)